“Brave con la lingua”

Intervista a Giulia Muscatelli e Francesca Manfredi

Il 22/11 al Margot Giulia e Francesca, due giovanissime scrittrici, hanno presentato al Circolo il libro appena uscito: “Brave con la lingua. Come il linguaggio determina la vita delle donne” (Giulia curatrice, Francesca una delle scrittrici). Per chi si fosse perso questa epica serata, brevissimo riassunto: trattasi di una raccolta di racconti, ognuno dei quali scritto da una donna partendo da una diversa parola o concetto. Beh leggete il libro, assolutamente, può anche essere un favoloso regalo di Natale.  Alla fine della serata abbiamo fatto quattro chiacchiere con le autrici e questo è più o meno cos’è successo.

Togliamoci subito la domanda promozionale: perché una persona dovrebbe leggere il vostro libro?

Giulia:  Premesso che potrebbe anche non leggerlo, dovrebbe perché l’effetto che crea è quello di riflettere sulle parole in generale che rivolgiamo agli altri. L’effetto sulle persone che lo hanno letto è: cavoli, ho sempre detto questo a chiunque e adesso invece ci penso un attimo di più. Un effetto che speriamo che il libro abbia è quello di darci un po’ più la percezione dell’altro, che spesso ci manca; farci pensare cinque secondi in più prima che una certa parola ti esca dalla bocca magari ferendo qualcuno. 

Parlando dell’importanza delle parole: scrittura di genere, che ne pensate? Al di là della repulsione per gli asterischi al posto del finali, qual è la vostra opinione a riguardo?

Francesca: Noi siamo scrittrici quindi quando scriviamo guardiamo sostanzialmente a quanto possa suonare bene una parola per usarla. Detto ciò, per me non passa da lì la questione di genere, passa da quello che avviene nel privato, dal contesto culturale, legale, sociale… Forse è un modo semplice per porre l’attenzione su un argomento complesso. Bisognerebbe fare rete, promuovere un processo culturale.

Giulia: La parola è importante, ma solo se collegata a un’azione, a una reazione. Mettere un asterisco e poi nel quotidiano non fare niente non serve a nulla.

Sempre parlando di parole, di termini: è importante parlare di femminicidio, cioè distinguere un femminicidio da un omicidio? Se sì, perché?

Giulia: Sì, è importante ed è triste. Intanto l’esistenza stessa di questo termine mostra quanto sia usuale che si compia un femminicidio.  Continua Francesca: La distinzione tra femminicidio e omicidio non sta solo nella differenza tra le vittime; il femminicidio implica che l’omicidio avviene in una situazione di controllo della vittima, della donna, da parte dell’assassino.

Infine, per scendere al piano dell’etica, secondo voi lo Stato deve tutelare le donne in quanto donne o deve tutelare le donne in quanto persone?

Giulia: Secondo me la legge, come una parola, nasce dalla necessità. Come creiamo nuovi termini per identificare nuovi fenomeni, così creiamo nuove leggi per risolvere nuovi problemi. Oltre a questo c’è da dire che la donna è in questo momento svantaggiata, nel nostro contesto sociale, quindi è giusto che lo Stato legiferi in suo favore per metterla in condizione di parità con l’uomo. Molto dovrebbe essere fatto. Ci vorrebbe una legge sul pari potere, che regolasse l’equità di trattamento e soprattutto di opportunità tra uomini e donne in ogni ambito.

Ringraziamo ancora Giulia e Francesca per la bellissima serata che ci hanno regalato. Un po’ di riferimenti per chi volesse comprare il libro: “Brave con la lingua. Come il linguaggio determina la vita delle donne”, Giulia Muscatelli,  Ed. Autori Riuniti, 2018.

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